Il vero valore aggiunto all’interno di un processo non risiede negli individui, ma nelle connessioni.
Un proverbio africano enuncia:
Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante
Non serve essere un biologo o un entomologo per imparare grandi cose osservando il comportamento delle formiche, credo piuttosto che i creativi, gli imprenditori e gli innovatori debbano ispirarsi a questi insetti famosi per l’operatività, laboriosi e organizzati come nessuno nel regno di Madre Natura.
Se, malauguratamente, le formiche non vi stessero simpatiche (succede) potreste optare tranquillamente per un alveare di api, gli insegnamenti che trarreste sul nostro contemporaneo e sulla vostra professione sono pressoché gli stessi.
Come riporta il proverbio africano d’apertura, se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare ed ottenere grandi risultati; tale ragionamento mi porta ad alcune domande relative agli ambienti di lavoro moderni.
Come si governa un team di lavoro o un’azienda nell’epoca della sharing economy?
Naturalmente, osservando le formiche e il loro mondo non si trovano le risposte dirette a questa domande, ma con un po’ di fantasia e un briciolo di creatività è possibile trovare interessanti spunti per comprende meglio il nostro presente. A chi non avesse il tempo o la voglia di scovare un formicaio e osservarlo per qualche giorno, consiglio di guardare con attenzione questo incredibile documentario all’interno del quale è possibile ammirare la potenza organizzativa e architettonica di questi esseri: chi è a governare?
Conoscenza distribuita
Esiste Wikipedia, lo stesso Google, gli Open Data e il Book Crossing, da qualche decennio abbiamo iniziato a comprendere il potere della conoscenza condivisa e distribuita a tutti. All’interno dei formicai e alveari queste dinamiche funzionano e sono messe a punto da migliaia di anni; se avessimo la possibilità di visitare questi mondi costantemente negli anni ci accorgeremmo che, con il passare del tempo, risponderebbero in modo diverso a identici stimoli esterni (un allagamento, un incendio, un formicaio nemico).
Una sorta di saggezza sembra caratterizzare, lentamente, il nostro numeroso gruppo di insetti. Il formicaio, invecchiando, diventa esperto. Nulla di sorprendente, apparentemente, alla fine è quello che succede anche a noi umani. Ma qui stiamo parlando di un’altra cosa: se osservassimo con più attenzione, infatti, ci accorgeremmo che ogni due o tre mesi al suo interno vi è un ricambio totale di formiche, nessuna delle formiche presenti durante la nostra prima visita sarà presente alla seconda e, naturalmente, nessuna presente durante la nostra seconda visita sarà presente alla terza… e così via.
Il formicaio è sempre giovane. Eppure, con sorpresa, il formicaio invecchia, diventa saggio, accumula esperienza. Dove risiede quella saggezza? Dove viene conservato il ricordo di un’esperienza? Che cos’è una cultura in un formicaio?
Per rispondere a queste domande dobbiamo chiamare in causa una delle scienze contemporanee più affascinanti, quella che studia i “comportamenti emergenti” e l’intelligenza distribuita.
Solo dall’interazione tra elementi paritari all’interno di un sistema può emergere una nuova intelligenza, nettamente superiore a quella di ogni singolo elemento
Intelligenza distribuita
L’intelligenza distribuita o swarm intelligence (intelligenza di sciame) è un termine coniato alla fine degli anni Ottanta dagli scienziati Beni, Hackwood e Wang, durante una loro ricerca sui sistemi robotici. Oggi gli scienziati definiscono la swarm intelligence come “la proprietà di un sistema, in cui il comportamento collettivo di agenti (non sofisticati) che interagiscono localmente con l’ambiente produce l’emergere di pattern funzionali globali nel sistema”.
Per tradurre in un linguaggio più comprensibile, possiamo dire che solo dall’interazione tra numerosi elementi paritari all’interno di un sistema può emergere una nuova intelligenza, non riscontrabile e nettamente superiore a quella di ogni singolo elemento all’interno del sistema stesso. Un’intelligenza nuova, collettiva, superiore, un’intelligenza emergente, una swarm intelligence. Anche per la conoscenza vale la stessa regola: guardate alle connessioni e non all’individuo, lì regna la cultura.
Questo è quello che succede all’interno dei formicai o degli alveari e questo è quello che anche noi esseri umani stiamo iniziando a fare, supportati dalle tecnologie di connessione (pc, tablet, smartphone) e dal web che li mette in relazione.
Stiamo spostando l’attenzione dai singoli elementi alle connessioni tra essi, stiamo iniziando a mettere in crisi il concetto di leadership, affidandoci a dinamiche di tipo bottom up e a logiche di sharing. In molti ambiti questo nuovo paradigma sta dando e darà grandi risultati, dalla creatività al mondo delle idee (Quirky) e alla finanza (Kickstarter), dalla mobilità (BlaBlaCar) all’ospitalità in viaggio (Airbnb), dall’intrattenimento (YouTube) alla conoscenza (Wikipedia). Insomma, finalmente stiamo rendendo concreto quello che Aristotele diceva centinaia di anni fa quando affermava che:
Il tutto è superiore alla somma delle parti.