L’evoluzione del mercato del lavoro è ormai una costante della nostra epoca e momento storico; sempre di più in futuro le persone cambieranno attività ed aziende, acquisendo competenze differenti ed eterogenee da poter condividere nella propria attività quotidiana.

Alla luce di questa situazione, sempre in aumento, tanti dipendenti e collaborati lasceranno la propria azienda per spostarsi in altre realtà; allora, perché quando un dipendente si dimette viene trattato come un traditore?

A volte assisto a sconsiderati comportamenti con i quali si affrontano solitamente coloro che rassegnano le dimissioni per andare a lavorare in un’altra azienda.

Mi ricordo che in occasione di una mia scelta di cambio d’azienda, il mio vecchio ‘capo’, nel momento in cui gli palesai la decisione di lasciare la mia posizione lavorativa, mi fece un discorso del genere:

“Devi sapere che ci mancherai tantissimo. Ci mancherà il tuo talento e la tua dedizione, la tua positiva influenza che hai sempre avuto su tutti noi. Chiunque ti abbia assunto è una persona fortunata. Sono sicuro che apprezzeranno ogni giorno il tuo operato tanto quanto noi. Sono certo farai cose meravigliose nel tuo nuovo lavoro e ti auguro tutto il meglio. Forse un giorno avrò il piacere di lavorare di nuovo insieme con te.”

Appena sentii quelle parole rimasi fortemente colpito e mi sentii ancora più carico e determinato per fare meglio nella mia nuova posizione lavorativa, sicuro del mio valore e delle mie prospettive.

Alla luce di questo personale aneddoto mi sento di consigliare a chi si dovesse ritrovare nella situazione di congedare un suo collaboratore che fa altre scelte, di evitare la guerra di religione, ma piuttosto di augurare un sereno ‘buon lavoro’ e puntare a quelle che sono ‘buone relazioni’, perché esistono fili invisibili che non hanno fine e che chissà, un domani, le stesse persone che vanno via, potrebbero creare una grande azienda, e la persona che si ricorderanno di chiamare nel momento di un ruolo sensibile, è il vecchio ‘capo’ che tanto ha creduto in lui, anche nel momento del saluto.